Qui giace l’Amore,
sotto un debole raggio di sole,
sotto una rosa senza candore,
sotto una gelida lastra di marmo
veglia eterna di un fragile corpo
i cui teneri piedi purtroppo
mai più si bagneranno delle acque dell’Arno.
Dietro la vista annebbiata
di un umido ed incessante pianto,
accanto ai petali di una rosa spiumata
sopra un volto un tempo così spesso amaranto.
Reclama ogni dono il buon Dio,
figurarsi il più bello!
Ti avrei alla morte celata con un vello
o essa convinto che sua scelta foss’io,
se solo la sua nemica costretto non m’avesse
di lontano da te esser condotto nel suo calesse.
Lacrime vane io piango
mentre prego di raggiungerti entro l’anno,
magra consolazione mi resta:
nell’inferno del rimembrar le tue gesta
io sono costretto inerte,
mentre per esse tu erri nel paradiso celeste.